Le persone che passano osservano la scena, alcune hanno uno sguardo indulgente e comprensivo, altre invece accusatorio: cosa avrà fatto a quel povero bambino? Perché la mamma lo fa piangere così?
Andrea, tre anni compiuti da qualche mese, è buttato a terra sul pavimento del supermercato: scalcia, grida, piange. La gente non può fare a meno di osservare la scena.
Chiara, la mamma, spinge il carrello pieno di spesa, la sorellina è sul seggiolino e lei è sconvolta e arrabbiata … non riesce a far smettere il figlio.
Andrea voleva un giocattolo costoso e lei ha detto NO.
In quel momento però si sente colpevole e in imbarazzo …. Prende Andrea per un braccio, lo rimette in piedi e con uno strattone lo spinge verso la cassa. Andrea continua a gridare e a piangere e appena arrivati alla macchina Chiara perde le staffe e comincia ad urlare contro il bambino e lo colpisce.
A casa riflette e si rende conto che ultimamente Andrea ha frequenti scatti di collera, lei è più stanca, la piccola ultimamente la tiene sveglia tutta la notte, il marito è molto impegnato con il lavoro.
Parla con Andrea, spiegando che per lei è difficile dirgli di no, ma che quando lo fa, anche se lui si arrabbia e in quel momento la odia, lei non cambierà idea e comunque continuerà a volergli bene e a proteggerlo.
I bambini, sopratutto tra i 3 e i 4 anni, hanno spesso esplosioni di collera ed è importante che gli adulti mantengano un atteggiamento calmo, forte e deciso. Ovviamente non sempre è facile … picchiare un bambino non è utile ma quando scappa una sberla è giusto parlarne: sei stato disubbidiente, mi hai fatto arrabbiare e ti ho dato una sberla, mi dispiace molto di averlo fatto, ti voglio bene ma non ero d’accordo su come ti stavi comportando e ho perso la pazienza. Il messaggio che deve passare è che comunque non è mai giusto picchiare qualcuno.
Esistono occasioni in cui è importante uno strattone fisico: il bambino si mette a correre in mezzo alla strada mentre arriva una macchina oppure sta per mettere la mano su una fiamma accesa o su una piastra elettrica accesa o si siede su un davanzale di una finestra o di un balcone con il rischio di cadere. In casi come questi può essere vitale afferrarlo per un braccio o per qualunque altra parte del corpo e una presa di questo tipo può causare dolore o rabbia, ma la sicurezza del piccolo viene prima di ogni cosa; è ovvio che in una situazione di pericolo non ha senso stare a parlare occorre intervenire con rapidità.
In questi casi il bambino percepirà la paura dell’adulto e anche se nell’afferrarlo si sarà fatto un po’ male, basterà spiegargli che il rischio che stava correndo era molto più grave.
Dott.ssa Irene Sammartano
Psicologa – Psicoterapeuta