Droga, quello che non sai

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Il pediatra starà sempre dalla parte del bambino, del ragazzino, dell’adolescente. Lo difenderà anche quando farà scelte sbagliate. Rispetterà la sua libertà, ma deve pretendere che le scelte siano consapevoli ed essere certo che il ragazzo sa quello che fa.
Detto questo se sceglie di giocare alla roulette russa la decisione è sua, ma deve sapere che la “pillolina” che provoca lo sballo il sabato sera comporta dei rischi inimmaginabili.

Non voglio essere troppo tecnico ma la pillola che chiamiamo comunemente “ecstasy” dovrebbe contenere un derivato dell’anfetamina (MDMA). Ebbene non è sempre così, per cui quando un ragazzo assume una pillola di ecstasy, in effetti, non sa quale sostanza prende, dove è stata preparata, in quale garage o camper, certamente da chimici improvvisati senza nessuna nozione di igiene o di farmaceutica.

I derivati dell’anfetamina sono centinaia e hanno effetti diversi nell’organismo. Ma ammesso che sappiamo la molecola, se il ragazzo sta male, dobbiamo sapere, la concentrazione della sostanza per fare una terapia adeguata.

E non è tutto, l’azione di qualunque sostanza introdotta nell’organismo, ha effetti diversi tra un individuo e l’altro, anche per i farmaci è così. Ma i farmaci li prendiamo per un motivo ben preciso, oserei dire quando è indispensabile, e conosciamo tutto della sostanza che ingeriamo, è tutto scritto nel “bugiardino” per cui è più facile trattare gli effetti collaterali.

Le droghe sono sostanze molto potenti che agiscono nel cervello, modificano le capacità mentali, la percezione e la cognizione del mondo esterno e inducono dipendenza.
Gli effetti non sono gli stessi per tutti gli individui. Ci sono ragazzi che hanno sensazioni molto forti e altri meno. Ci sono ragazzi che sviluppano molto presto dipendenza, cioè perdono la capacità di controllo sull’abitudine, e altri no. Dipende dalla variabilità genetica o, se preferite, dalla propria costituzione. Così ci sono ragazzi che dopo poche pillole di ecstasy resteranno schiavi della droga tutta la vita ed altri più fortunati svilupperanno una dipendenza in un tempo molto più lungo.
Certo il ragazzo non può sapere, prima di provare la droga, se appartiene al gruppo più fortunato, per questo è meglio non provare a prendere la pillola del sabato sera.

Il paradosso è che chi usa l’ecstasy non si considera un drogato anzi ha una percezione molto negativa dei drogati. Ritiene che l’ecstasy non sia una vera droga perché viene assunta in contesti ricreazionali e non c’è “buco”. Non sa che soprattutto nei ragazzi l’ecstasy causa frequentemente, diminuizione del senso del pericolo, aumento della pressione del sangue, aumento del battito cardiaco e seri danni al fegato e al cervello.

E uno spinello ogni tanto che farà mai! Non è proprio così. Lo spinello contiene sostanze derivate dalla cannabis.
Prima di “provare” occorre sapere che nel nostro cervello esiste un sistema detto degli “endocannabinoidi” che regola la maturazione delle sinapsi (punto di contatto e di comunicazione tra le cellule nervose) e cioè il funzionamento del nostro cervello in particolare della memoria, dei ricordi, di tutto ciò che abbiamo imparato.
Le cellule del nostro cervello continuano a svilupparsi dopo la nascita fino all’età di 24-25 anni. Ma se nel frattempo il circuito degli endocannabinoidi è alterato dalla somministrazione di cannabis dall’esterno (anche una semplice “innocua” canna) si possono creare dei danni molto seri e molto più gravi rispetto a un soggetto adulto, che ha un sistema nervoso ormai maturo e cioè non ha cellule nervose in formazione che possono essere bloccate dalla droga come l’adolescente.
Per quanto riguarda la diversità del grado di dipendenza e di danno tra individuo e individuo vale quanto detto per l’ecstasy precedentemente.

Come è facile intuire la differenza tra droghe “pesanti” e “leggere” è puramente accademica perché la cosa più importante è l’impatto della sostanza sull’organismo umano e la maniera di reagire può essere molto diversa da una persona all’atra.
In particolare la cosiddetta “canna”, ritenutà pressocchè innocua, in alcuni ragazzi predisposti, può dare intossicazione acuta con euforia, attacchi di panico, perdita della capacità critica, ideazione paranoide.

Raramente, per fortuna, si ha una sindrome molto grave, detta “amotivazionale” i cui sintomi sono: perdita di ambizione ed entusiasmo per la vita; ritiro dai precedenti interessi; perdita di energia, impulsi e motivazioni; progressivo distacco affettivo; apatia; depressione.
Sono descritte sindromi “amotivazionali” dopo l’uso di pochissime “canne”!!
Per non parlare del “flashback”: il ripresentarsi inaspettatamente e improvvisamente dei sintomi come “attacchi di panico” e “perdita di capacità critica”, dopo giorni o settimane dall’assunzione della droga, magari mentre si è a scuola o in motorino con conseguenze disastrose.

Ultima considerazione ma non per questo meno importante è la seguente.
Le droghe agiscono attivando le cellule del cervello che fanno parte del circuito del “reward” o della ricompensa o del piacere. Sono le stesse cellule nervose che si attivano quando si prova una grande gratificazione, una sensazione di piacere per un premio o si prova un momento di estasi, anche mistica, o di felicità.

Ebbene le droghe, stressano, stimolano in modo esagerato queste cellule alterandole, svuotandole e a volte distruggendo definitivamente questa parte del cervello.
Mi chiedo e chiedo ai ragazzi. Per una bravata, ma fossero anche dieci, vale la pena rischiare di danneggiare, compromettere, una funzione del cervello così importante e perdere per sempre la possibilità di percepire i più autentici piaceri della vita?

Dott. Matteo Noto
Pediatra
Presidente ABIO Palermo

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