Quando nasce una mamma

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La maternità è una cosa bellissima ma anche difficilissima soprattutto perché apre la porta a molte aree di vulnerabilità personale; diventare genitori comporta infatti delle profonde responsabilità e la genitorialità è un mondo in cui si entra e dal quale non si può più uscire. 

Prima di entrare nel merito dell’argomento dell’articolo, vorrei precisare cosa si intende scientificamente per “baby blues” e “depressione post partum”:

Baby blues: una condizione fisiologica che colpisce più dell’80% delle donne e inizia 3-4 giorni dopo il parto e dura circa 10 giorni. È una condizione causata dai cambiamenti ormonali e psicologici ed è caratterizzata da disturbi del sonno, crisi di pianto, irritabilità, difficoltà di memoria e di concentrazione.

La depressione post-partum: è una condizione che si presenta tra il terzo mese e il primo anno dopo il parto; colpisce circa il 10-15% delle donne ed è caratterizzata da preoccupazione, ansia, perdita di interesse a fare ogni cosa, alterazione del sonno (insonnia o ipersonnia), disturbi dell’appetito, difficoltà nella memoria e nella concentrazione. Questa condizione, con queste caratteristiche, se periste per 3 settimane continuative non va sottovalutata e necessita dell’intervento di uno specialista per aiutare la donna che ne soffre. 

Tra questi due estremi ci sono tutte le altre condizioni fisiche e psicologiche che caratterizzano il diventare mamma e che fanno venire al pettine tutti i nodi interiori, risvegliando paure e fantasmi; queste condizioni rappresentano LA NORMALITÀ dell’inizio dell’essere mamma e sono appunto l’oggetto di questo articolo.

La neo-mamma deve sapere che sentirsi giudicata è normale …. Fin dall’inizio quasi tutte le persone che si incontrano o che vanno a trovare il/la nuovo/a arrivato/a si sentono autorizzate ad esprimere un parere, a dare consigli su come comportarsi col neonato…; può succedere che la neo-mamma, pur pensando di non dare conto a nessuno e pur essendo preparata alla situazione si senta comunque giudicata… sbagliata, confusa.

Chiaramente questi pensieri si autoalimentano, facendola sentire sbagliata proprio perché ha paura o pensa di esserlo… ma non c’è niente di sbagliato nel sentirsi sbagliati e soprattutto pensare di esserlo non equivale assolutamente ad esserlo. L’importante è non mettersi eccessivamente in discussione e fidarsi un po’ di sé stesse.

Può succedere che la neo-mamma, soprattutto i primi tempi, si senta sola, trasparente,.. anche se in mezzo a tanta gente che va a trovarla.. magari è stanca, non ha dormito… è qui che deve ascoltarsi e darsi ragione… e quindi mettere delle regole per le visite. Le persone capiranno… e chi non lo farà subito avrà tanto altro tempo per farlo.

Può succedere che in alcuni momenti la neo-mamma pensi “ma chi me lo ha fatto fare?!”… “forse era meglio se aspettavo prima di fare un figlio..” … e poi nega questi pensieri sentendosi in colpa. Tutte le mamme (ma magari poche lo ammettono), lo hanno pensato almeno una volta nella loro vita… 

Sono pensieri e non c’è niente di male a farli o ad averli fatti… non vuol dire assolutamente che non vogliamo bene al nostro bambino, o che non siamo e non saremo delle brave madri “sufficientemente buone” (che per lo psicoterapeuta infantile Winnicott è quello che basta per far crescere un bambino sano).

È assolutamente normale sentire la mancanza di quello che si era prima e che non può più essere… perché essendo genitori cambia il modo di vedere ogni cosa… ogni notizia, ogni racconto, ogni evento diventa  “..e se succedesse a me..” “… se era mio figlio…”.

Per concludere vorrei dire che una cosa che bisogna non dimenticare, anche nei momenti più complicati, quando pensiamo che non riusciremo mai a uscirne e che resteremo bloccate: tutto passa, i bambini crescono e per fortuna si trovano sempre nuovi equilibri.

Dott.ssa Irene Sammartano

Psicologa – Psicoterapeuta

 

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